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Ossessione fotografica (Daniela Berutti) di Carlo Cavicchio

Ossessione fotografica (Daniela Berutti) di Carlo Cavicchio

Colori e geometrie, una grande passione

Cosa accomuna i fotografi che riescono a produrre un corpo di immagini interessanti?
Ne sono da sempre convinto: l’ossessione!
Una sana ossessione, che unisce l’atto fotografico, lo studio e la sistemazione continua del proprio archivio.
Daniela Berutti ne è un esempio, uno dei tanti. E non importa se parliamo di fotoamatori o di professionisti, da sempre i migliori lavori nascono dal sacro fuoco dalla passione.
Gabriele Basilico, a fine anni ’70, gira senza sosta Milano con il suo motorino,
“ … sono andato avanti per mesi, anche luglio e agosto, per me era diventata un’ossessione, una passione totalizzante che si mangiava tutto il mio tempo e mi fece perdere anche gli amici”, così dirà in una bella intervista a Mario Calabresi.
Basilico, per sua stessa ammissione, rimase scioccato dal lavoro dei coniugi Becher, che per tutta la vita scattarono praticamente la stessa foto. La loro costanza e la loro fissazione li porterà a diventare un punto di riferimento fondamentale per chiunque si sia avvicinato allo studio del linguaggio fotografico.
Giuseppe, un caro amico e stimato medico odontoiatra, tutte le mattine, (dico tutte!) dalle 7:30 alle 8:30 gira intorno alla stazione centrale di Milano in cerca dei suoi soggetti. Il suo archivio e la sua capacità hanno raggiunto livelli rari per un “semplice” fotoamatore.
Mi fermo qui, ma potrei ricordarvi l’attività di Sander, di Atget, di Frank … tutti veri tormentati dalla fotografia.
 
Tornando a Daniela, le sue immagini possono catturare la nostra attenzione o lasciarci indifferenti ma è innegabile che siano estremamente curate e coerenti tra loro. L’autrice non si limita a scattare ma ne cura personalmente la post-produzione, quel minimo, dice lei con falsa modestia, per raddrizzare le linee.

La ricerca di Daniela è costante, può trovare i suoi soggetti a Torino (la città in cui vive) ma anche a Marsiglia, Parigi, Milano, Genova … insomma quando trova di fronte a se ciò che le interessa, lo riconosce e scatta, alimentando il suo infinito archivio in perfetto stile becheriano.
Inutile dire che la nostra autrice scatta di continuo anche senza la fotocamera, il suo occhio cade costantemente su ciò che è il suo tema inoltre non smette di vedere mostre, seguire seminari, acquistare libri.
Una sana ossessione dunque!
 
Personalmete trovo indispensabile l’approfondimento di un tema, mentre devo ammettere che non ho mai apprezzato l’abitudine di molti fotoamatori di scattare a caso, un giorno i panorami, poi i ritratti … le architetture e magari nel fine settimana un bel lavoretto sulle manifestazioni.
Credo invece sia importante darsi delle regole, è ciò che consente in modo naturale di mantenere viva una passione altrimenti messa a rischio dai fatti del quotidiano.
Questa parte secondaria della nostra esistenza non ci procura reddito ma al massimo delle spese di tempo e di denaro, è l’unica maniera che abbiamo per reggere allo stress e alla forza della vita che ci porterebbe a smettere, è proprio il progetto.
Inoltre cercare di trovare un timbro e di tenerlo a lungo è un valore da non sottovalutare.
Cambiano i soggetti, cambia ciò che abbiamo davanti, ma sviluppando un flusso di limmagini coerente si genera un’opera viva, un insieme tra la coerenza dello sguardo e la variazione di soggetto, proprio come ci hanno insegnato i grandi autori citati prima.
Dal vasto archivio di Daniela ci siamo limitati, non senza difficoltà, a otto immagini per i due lavori principali:

Le vite degli altri

– Le vite degli altri: frammenti che emergono dalle facciate delle abitazioni, una tenda colorata, una bicicletta, un uomo in attesa …
Uno spunto per immaginare come si svolgono le esistenze delle persone che abitano palazzi di tutti i tipi, popolari, eleganti, contemporanei, centrali o di periferia.
 

Industrial details

– Industrial details: qui è evidente l’amore di Daniela per Mondrian e Franco Fontana. I colori, le geometrie e i dettagli sono ricercati in zone industriali nel tentativo di mettere relazione la fotografia d’architettura minimalista con il colore.

Carlo Cavicchio
Tutor Fotografico  FIAF