11. L’f.64: Edward Weston , di Cinzia Busi Thompson
11. L’f.64: Edward Weston , di Cinzia Busi Thompson
“La stampa finale è “pre-vista” sul vetro del mirino durante la messa a fuoco, il risultato finale percepito in quel momento, in tutti i suoi valori e le sue forme connesse; lo scatto dell’otturatore fissa per sempre questi valori e queste forme, lo sviluppo e la stampa diventano solo un accurato proseguimento dell’idea originale. … Niente può essere trasmesso ad altri se un problema originale non è stato percepito, concepito e risolto: non un banale problema d’abile decorazione o d’ego personale, ma la registrazione della vera quintessenza ed interdipendenza di tutta la vita. … Non interpretare in termini di bizzarri, transitori e superficiali stati d’animo, ma presentare con la massima esattezza, questo è il modo in fotografia e non è facile. Visione, reazione sensibile, la conoscenza della vita, tutti sono requisiti di chi vorrebbe dirigere, tramite l’obiettivo, le forme provenienti dalla natura. Forse solo un frammento, ma che indica o simboleggia i ritmi della vita..” Edward Henry Weston (1886-1958) nasce nell’Illinois da una famiglia di predicatori, insegnanti e dottori. Cresce a Chicago. L’ultimo desiderio di sua madre in punto di morte è che egli fugga dalla tradizione familiare. Nel 1902 suo padre gli regala una macchina fotografica Bullseye #2. Lavora come commesso viaggiatore e fotografa nei ritagli di tempo. Nel 1906 si trasferisce in California dove lavora come fotografo a porta a porta, fotografando a poche lire di tutto. Dal 1908 al 1911 studia all’Illinois College of Photography, passando le estati in California dove lavora come stampatore per studi fotografici. Dal 1911 al 1922 lavora secondo lo stile Pittorealista in uno studio proprio a Tropico in California. Vince diversi concorsi e riceve numerosi riconoscimenti. Ciò che caratterizza principalmente le sue foto di questo periodo è un inconsueto uso della luce naturale che gli permette di ottenere effetti molto particolari. Nel 1915 visita una mostra d’arte moderna alla Fiera Mondiale di San Francisco che fa nascere in lui perplessità sul suo modo di operare. Da qui parte il suo lavoro di ricerca su nuove dinamiche. E’ opportuno soffermarsi sull’importanza di come “l’incontro” di Weston (così come per tanti altri fotografi) con la nuova estetica, artistica in generale e pittorica in particolare, spinga a riflessioni che portano ad un radicale mutamento della visione fotografica. Nel 1922 va a New York dove incontra Alfred Stieglitz e Paul Strand che gli confermano che la nuova strada da lui intraprese è quella giusta. I suoi lavori sulle acciaierie sono la prova dell’avvenuto mutamento, della sua svolta verso una fotografia diretta. Weston diventa il perno della modernizzazione fotografica nella West Coast. “Scuole per la tecnica è ciò di cui abbiamo bisogno, scuole dove disciplina ed applicazione siano insegnate, scuole dove la mente acquisisca l’abitudine al pensare, e dove alle mani sia insegnato come obbedire e come portare a termine i propri desideri. Arte, sia venga o sia non venga, non può essere insegnata. Ce la portiamo con noi quanto veniamo al mondo, e la portiamo con noi fino ad una conclusione precisa solo se siamo disposti a sudare, sudare sangue ed a morire lottando. … Ma la tecnica vista nel mio lavoro non è il risultato di una profonda conoscenza di chimica ed ottica, è piuttosto un’intima comprensione della luce e l’abilità di riprodurre questa comprensione nel mio negativo attraverso una sensazione istintiva dell’esposizione corretta, un senso che non è dato a tutti i fotografi, un senso intuitivo. … Solo un raffinato senso per la sottigliezza della luce e dell’ombra e la loro relatività, la separazione dei piani adatti ai risultati desiderati e l’eccellente resa delle trame in un mezzo espressivo adeguato. Ciò è quello che gli altri notano come la mia “tecnica”.” Nel 1923 Weston si trasferisce in Messico dove apre uno studio fotografico assieme alla sua compagna Tina Modotti, che diventerà a sua volta una rinomata fotografa. Di questo periodo rimangono famosi una serie di ritratti e di nudi. Durante la sua permanenza in Messico frequenta gli artisti del Rinascimento Messicano quali Rivera, Siqueiros ed Orozco che gli insegnano che “creare deve essere semplice così come respirare”. Abbandona definitivamente ogni possibile tipo di di Cinzia Busi Thompson DAC L’f.64: Edward Weston Solano Country, California, 1937 – Gelatina d’Argento – Foto di E. Weston Foglia di cavolo, 1931 – Gelatina d’Argento – Foto di E. Weston 33 manipolazione per dedicarsi completamente allo studio delle forme naturali.
Per ottenere più dettagli possibili usa una macchina di formato 20×25 che gli permette di usare tempi molto brevi di esposizione e stampa le sue fotografie a contatto con il processo al platino. Nel 1926 ritorna in California dove apre uno studio fotografico che “presiederà” costantemente nella paura di perdere eventuali clienti. Durante le ore in cui non è impegnato fotografa alcune conchiglie Nautilus, peperoni, frutta e cavolfiori ai quali scatterà numerosi primi piani che resteranno tra le opere più memorabili di Weston. Anche se queste sono le fotografie che più rendono riconoscibile il lavoro di Weston, esistono anche immagini di paesaggi ed architetture nelle quali egli trasla la bellezza formale dei suoi nudi, ottenendo una purezza di forme difficilmente individuabile in altri autori. Questi oggetti vengono da lui trattati come i nudi scattati alla Modotti; infatti, essi hanno in comune la stessa sensualità, le stesse geometrie e lo stesso “ascetismo” formale. La sensualità è senz’altro il tema dominante del corpus fotografico di Weston, così come pure influenza la sua vita privata. Nel 1928, assieme al figlio Brett, apre uno studio a San Francisco e nel 1929 si trasferisce a Point Lobos dove rimane folgorato dalle forme delle rocce erose e degli alberi contorti dal vento cui dedicherà una serie di immagini che sono esposte a New York nel 1930. Sono immagini in cui il soggetto diventa pura astrazione. Realtà, pura realtà è ciò caratterizza le sue immagini. Nel 1932 fonda assieme ad Ansel Adams, Imogen Cunningham ed altri il gruppo f.64. f.64 è un termine tecnico che indica il diametro d’apertura del diaframma. Tanto più chiuso è il diaframma, tanto maggiore è la profondità di campo, perciò si ottiene la massima messa a fuoco degli oggetti vicini e lontani dall’obiettivo. Il nome di questo gruppo è scelto proprio seguendo il principio di base che tutte le parti delle fotografie devono essere perfettamente a fuoco. I membri si pongono altre “regole”: usare macchine di formato più grande possibile, stampare su carta liscia e lucida (per enfatizzare la vasta gamma di toni), non sono ammesse manipolazioni di tipo alcuno e le fotografie devono essere montate su cartoncino bianco. L’f.64 non può essere considerato un gruppo “militante” poiché l’obiettivo non è contrastare il Pittorealismo, bensì il raggruppamento informale di persone che vogliono fare della fotografia “pura” attraverso la quale esprimersi. Scrive Ansel Adams “Il nostro lavoro in fondo è stato sperimentale. Nel nostro desiderio di ottenere una pura espressione nel nostro mezzo, abbiamo fatto potenti attacchi su diverse direzioni, dando enfasi all’oggettivo, l’astratto e le tendenze socialmente significative. Queste fasi del nostro lavoro adesso devono essere portate fuori del laboratorio (insieme alle nostre realizzazioni tecniche) ed applicate in maniera funzionale. Sono sempre stato in contrasto con l’ovvio approccio alle menzionate fasi: ho sempre argomentato che una motivazione estetica di base era sufficiente in tutte le forme d’arte, e che questa motivazione, quando applicata ad un problema funzionale definito, diventava socialmente significante per se stessa”. Ancora una volta Weston affronta il rapporto espressione creativa e tecnica. “Sia le limitazioni sia le potenzialità di un determinato mezzo condizionano l’approccio dell’artista e la presentazione del suo soggetto. Ma le limitazioni non devono interferire con la piena espressività creativa; esse possono, infatti, affrontando una certa resistenza, stimolare l’artista ad un’espressività ancora maggiore… Nelle cosiddette limitazioni dei suoi mezzi si può scoprire una delle caratteristiche più importanti e significative della fotografia. La meccanicità dell’apparecchio e l’indiscriminato obiettivo-occhio, restringendo l’interpretazione personale, dirigono la direzione dell’operatore verso una rivelazione impersonale del mondo oggettivo. L’auto-espressione è un’oggettificazione delle carenze ed inibizioni. Nella disciplina della apparecchio-tecnica, l’artista può essere identificato con l’intera vita e quindi realizzare un’espressività più completa..” Nel 1933 fotografa nel Nuovo Messico ed in California per conto della WPA Federal Arts Project. Nel 1937 è il primo fotografo a ricevere una borsa di studio della Guggenheim che lo porta a viaggiare e fotografare nell’Ovest e Sud-Ovest degli USA per un paio d’anni. Diverse sono le pubblicazioni e le mostre che, negli anni quaranta, vengono dedicate a Weston da importanti istituzioni. In questi anni Weston è colpito dal morbo di Parkinson che compromette le sue capacità fisiche di fotografare. La sua ultima immagine risale al 1948, dopodiché supervisiona il lavoro di stampa dei suoi figli Brett e Cole. Il portfolio del suo cinquantesimo anniversario apparirà nel 1952. Lascia una serie di memorabili diari che saranno pubblicati nel 1961.