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NADAR, inventore del fotogiornalismo moderno di Claudia Ioan

NADAR, inventore del fotogiornalismo moderno, di Claudia Ioan

Gaspard-Félix Tournachon, in arte Nadar (Parigi, 1820 – Parigi,  1910), è stato uomo dai mille volti e dai mille talenti: versato in arti e discipline differenti, solo a volte contigue (alcune sideralmente distanti), ha lasciato la sua impronta indelebile nella Storia della fotografia e non solo: la sua vita turbinosa ha infatti colpito – e per sempre – l’immaginario collettivo del mondo intero.

Nadar, autoritratto

Caricaturista, scrittore, giornalista, fotografo, pioniere del volo, ha animato la bohème parigina e l’ambiente intellettuale della sua epoca, che si trovava nel pieno del dibattito circa il vero ruolo della fotografia in rapporto alle altri arti. Tra i primissimi artistes photographes, ha lasciato ritratti di folgorante intensità e valore di tutti i personaggi di spicco di Francia. Così Nadar risolse la questione dell’artisticità o meno del nuovo medium, proprio grazie a un genere fotografico destinato a diventare commerciale con l’avvento delle cartes de visite e della conseguente ritrattistica prodotta in serie.

La divina Sarah Bernhardt, famosa attrice, fotografata da Nadar

Parigi pullulava di celebrità, che Nadar aveva iniziato a rappresentare sia in fotografia già nel suo primo atelier al n° 35 di Boulevard des Capucines, sia in altre forme artistiche: un esempio per tutti, il Pantheon Nadar del 1854, un’opera di illustrazione molto ambiziosa che radunava quasi trecento nomi della cultura e dell’arte capitanati da George Sand (già tramutata in monumento). L’opera proseguì poi mediante la fotografia.

Tra le varie personalità eminenti di Francia, brillava il nome di Michel-Eugène Chevreul (1786-1889). Chevreul, insigne scienziato di levatura internazionale, docente di chimica organica presso il Museo nazionale di Storia Naturale di Francia e padre della gerontologia, diede un contributo fondamentale nel campo delle scienze, della medicina e dell’arte. In particolare, è noto per i suoi studi sul colore e sulla luce pubblicati nel 1839, e per essere l’inventore del “cerchio cromatico”, qui di seguito riportato, ideato per la classificazione dei colori delle tinture utilizzate dalle Manifattura dei Gobelins, storico laboratorio di tessitura dei prestigiosi arazzi francesi. Chevreul scoprì che accostando due colori complementari si esalta la luminosità di ciascuno di essi. Il cerchio cromatico consente di visualizzare i rapporti tra i colori: i colori complementari si trovano alle estremità opposte di ogni diametro. Questo dispositivo fu largamente utilizzato in campo artistico: utilizzato dagli impressionisti, fu ripreso da Camille Seurat nel 1885, il quale su questa base creò il movimento del Pointillisme.

Il cerchio cromatico di Michel-Eugène Chevreul

Come Michel Cristolhomme racconta in Mémoires d’un géant, per le sue scoperte Michel-Eugène Chevreul divenne «il primo centenario illustre della Storia. Il suo centesimo compleanno fu celebrato in presenza del Presidente della Repubblica, dei membri del Governo e delle delegazioni scientifiche giunte da tutte le parti della Francia e del mondo. Ricevette numerosi messaggi di sovrani e capi di stato, una marcia trionfale fu scritta in suo onore, una medaglia coniata con la sua effigie». Proprio in quell’occasione, Félix Nadar e suo figlio, Paul Nadar, gli proposero qualcosa di assolutamente innovativo per i tempi: gli chiesero di realizzare un’”intervista fotografica”.

Paul Nadar

Fino a quel momento, le interviste pubblicate erano il frutto della rielaborazione – non sempre fedele – di appunti molto sintetici presi dai giornalisti stessi. Nadar era stato sempre all’avanguardia, e per la prima volta nel giornalismo pensò a una registrazione meccanica dell’intervista; optò poi, per via di alcune difficoltà tecniche, per la presenza di un segretario che stenografò l’intera intervista. Contemporaneamente, vennero realizzate fotografie in strettissima successione, in una modalità che Nadar considerò come la prima prova di «foto-stenografia». Per la prima volta in assoluto, quindi, fu disponibile la versione integrale di un’intervista, parola per parola, con abbondanza di immagini a segnare i singoli momenti della conversazione.

L’intervista di Nadar a Michel-Eugène Chevreul

Furono ben tre, gli incontri tra Michel Chevreul (che non si era mai lasciato fotografare fino all’età di 97 anni) e i due Nadar, Félix e Paul. Gli argomenti spaziarono incredibilmente: il segreto della longevità, i colori, gli aerostati, e naturalmente la fotografia. A questo proposito, Nadar chiese a Chevreul: «Lei ha conosciuto bene Daguerre?» Michel Chevreul rispose: «Sì. E ricordo che era molto curioso di conoscere i miei esperimenti. [Daguerre] mi disse assistendo a quelle dimostrazioni: “Lei mi spiega ciò che facevo solo per istinto”».

Daguerre, fotografato da Nadar

L’intervista di Nadar a Chevreul, con il bel titolo L’ARTE DI VIVERE CENTO ANNI, fu pubblicata sul Journal Illustré domenica 5 settembre 1886, segnando una pietra miliare nel mondo del giornalismo. E naturalmente, un altro singolare primato per Félix Nadar.

Le Journal Illustré, 1886

Claudia Ioan, Direttrice Dipartimento Didattica FIAF