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6. L’avanguardia russa: Aleksandr Rodchenko, di Cinzia Busi Thompson

6. L'avanguardia russa: Aleksandr Rodchenko, di Cinzia Busi Thompson

Il periodo compreso fra le due guerre mondiali (1918-1939) può venire considerato quello di massimo fulgore per la fotografia, e ciò non solo per il ruolo di sempre crescente importanza che essa acquisisce in campi quali il giornalismo e la pubblicità, ma soprattutto perché il mezzo fotografico viene usato, accettato ed esplorato dalle avanguardie artistiche che nascono appunto questo periodo. Si può infatti affermare che quasi tutte le “direzioni” che la fotografia intraprenderà, vengono indicate proprio in questo lasso di tempo, quando in Europa (specialmente in Francia, in URSS e in Germania, ma anche in Inghilterra e nell’Europa Centrale) fioriscono, grazie alla ripresa economica e al fermento culturale e intellettuale, movimenti artistici quali il Costruttivismo, il Dadaismo e il Surrealismo, figli del Cubismo. Pur avendo caratteristiche differenti, dettate dal contesto politico, geografico e culturale nel quale si sviluppano, essi hanno in comune la creazione di un nuovo concetto d’arte. Gli artisti appartenenti a questi movimenti artistici d’avanguardia diventano multimediali e, specialmente per quanto riguarda la fotografia, essi scoprono e riscoprono nuovi mezzi di espressione concettuale quali il fotomontaggio, le immagini fatte senza macchina fotografica, ecc.. Nel Febbraio 1917, durante la 1a Guerra Mondiale, cade la dinastia dei Romanov, che aveva governato la Russia per oltre tre secoli. La rivoluzione di Ottobre vede la salita al potere di Lenin e del partito Bolscevico. Molti degli artisti e intellettuali russi che operano nell’ambito dell’avanguardia, che si era formata nella decade prima della rivoluzione, si trovano a fronteggiare scelte politiche e molti di essi emigrano all’estero. Aleksandr Mikhaïlovich Rodchenko (1891-1956) decide di condividere le ideologie Bolsceviche e, insieme ad altri, si trova a far parte di un piccolo gruppo di artisti di talento che fanno arte sofisticata (sconosciuta alla maggioranza della popolazione russa) secondo gli ideali della cultura Comunista. Egli è un pittore, scultore, tipografo, designer di mobili, scenografo, architetto d’interni e fotografo; in tutti questi campi sperimenta nuove forme e nuovi mezzi di “comunicazione”. Nasce a San Pietroburgo. Nel 1902, con la famiglia, si trasferisce nel Kazan dove, dal 1910 al 1914 studia presso il locale Istituto d’Arte. Nel 1914 si trasferisce a Mosca dove, presso l’Istituto Stroganov incontra Malevich e Tatlin e negli anni seguenti diventa uno degli artisti più influenti dell’avanguardia sovietica. Dal 1919 al 1920 è a capo del Museo della Cultura Pittorica. Nel 1920 gli viene assegnata una cattedra presso la VKhUTEMAS (la Scuola Statale di Arte e tecnica), nella quale vengono formati i giovani artisti-tecnici al servizio della società comunista. Riveste anche un incarico importante presso l’INKhUK (Istituto della Cultura Artistica), un vero serbatoio di pensiero dove, nel Marzo 1921, nasce il movimento d’avanguardia artistica denominato Costruttivismo. I presupposti non sono dissimili dagli altri movimenti contemporanei quali il Cubismo, il Dadaismo e, in particolare, il Futurismo con i quali ha in comune il rifiuto dell’arte borghese e l’individuazione di un nuovo linguaggio che faccia riferimento alla tecnologia e alla meccanica industriale. Gli artisti vedono la possibilità di rompere l’isolamento delle masse dall’arte e quindi di un’arte nuova per una nuova società, ovvero l’arte a servizio della massa, ma non solo, l’artista non è più uno spirito intuitivo quanto un “costruttore”, ancora meglio un ingegnere visivo. La fotografia, quale risultato di processi meccanici e chimici (scatto, sviluppo e stampa),e la sua riproducibilità diviene il procedimento più aderente alle nuove ideologie. Nel Settembre del 1921 Rodchenko mette in mostra tre tele monocromatiche: Puro Colore Rosso, Puro Colore Blu e Puro Colore Giallo affermando “E’ tutto finito. Colori di base: Ogni piano è piano e non c’è rappresentazione”. Attraverso questa operazione considera esaurita di Cinzia Busi Thompson DAC 29 la sua ricerca e abbandona definitivamente la pittura per dedicarsi a nuove forme di arte che siano strumenti di progresso sociale. Dal 1923 al 1925 realizza oltre 150 progetti pubblicitari per industrie statali. Nel 1923 è tra i fondatori del Fronte di Sinistra delle Arti che vede le forme artistiche come veicolo di ideologia e ha come convinzione il fatto che l’arte richiede l’attiva partecipazione dello spettatore che si trasforma attraverso lo sforzo di interpretazione dell’opera. Per concretizzare questa idea, Rodchenko si avvale del fotomontaggio e della fotografia.

Aleksandr Rodchenko

Comincia a realizzare i primi collage avvalendosi di immagini prese da materiale stampato; quando questo diventa sempre meno adatto ai suoi scopi, comincia a scattare fotografie che usa per i fotomontaggi, tecnica che corrisponde perfettamente agli ideali del Costruttivismo essendo il “montaggio” un’operazione meccanica e quindi antiarte. La differenza sostanziale fra il collage e il fotomontaggio è la tecnica con la quale vengono eseguiti, e in particolare: per il collage si usa materiale stampato e forbici e colla (a volte vengono rifotografati e quindi riprodotti), mentre il fotomontaggio viene eseguito con diversi negativi “montati” durante l’esposizione della carta sotto l’ingranditore. Rodchenko riconosce nella fotografia il mezzo artistico più oggettivo e quindi socialmente progressivo. Suoi sono una serie di ritratti dell’amico-poeta Mayakovsky e di altri amici, che colpiscono per la loro forza di penetrazione, ma la maggior parte del corpus si compone di immagini prese da angolature fino allora inusuali (dall’alto e dal basso) il cui contrasto luce/ombra dà alle fotografie una forte dinamicità. Il suo scopo è quello di rendere estraneo ciò che è familiare, abituando le persone a vedere le cose da nuovi punti di vista. A questo proposito scrive: “Uno deve scattare più immagini delle stesso soggetto, da differenti punti di vista e in differenti situazioni come se lo esaminasse a tutto tondo anziché guardare sempre attraverso lo stesso buco della serratura.” e nel 1928 aggiunge “Per educare l’uomo a nuovi stimoli, ogni oggetto familiare gli deve essere mostrato in prospettive e contesti totalmente inaspettate. Nuovi oggetti devono essere ripresi da differenti angolature in modo da fornire un’impressione completa dell’oggetto”. Nel 1928, con l’affermarsi di una nuova burocrazia culturale imposta da Stalin, che discreditava il pensiero liberale, l’arte di Rodchenko viene accusata di formalismo borghese e dal 1932 le sue fotografie diventano esclusivamente propagandistiche (parate sulla Piazza Rossa e servizi commissionati da giornali statali). Rodchenko, comunista convinto, è vittima dello stesso sistema che ha contribuito a costruire e appoggiato. Negli anni ’30 ritorna alla pittura, nel 1942 cessa di fotografare, continuando ad organizzare mostre fotografiche per il governo. Muore a Mosca nel 1956.

Aleksandr Rodchenko - Fire escape 1925

“Inaudite possibilità si sono aperte. Immagini su differenti livelli, quella raffinatezza che il fotomontaggio ha raggiunto … Transizioni che vanno dall’immagine intera alla linea più sottile. Contraddizioni nella prospettiva. Contrasti nella luce. Contrasti nelle forme. Vedute impossibili da realizzare con il disegno e la pittura. Scorci che deformano gli oggetti in maniera esagerata, una ruvida manipolazione della materia. Completamente nuovo, momenti mai visti prima nei movimenti umani, animali o meccanici …” (Fotografia e Arte, 1934). Al suo lavoro, rimasto a lungo sconosciuto al di fuori dell’URSS, sono state dedicate, a partire dagli anni ’70 numerose mostre, non ultima quella del 1998 presso il MOMA di New York che ha saputo integrare il lavoro dell’artista nel contesto sociale del Costruttivismo e in quello politico del paese.

Aleksandr Rodchenko